Giovanna la pazza
TITOLO ORIGINALE | Juana La Loca |
REGIA | Vicente Aranda |
SOGGETTO E SCENEGGIATURA |
Vicente Aranda |
FOTOGRAFIA |
Paco Femenia (colori) |
MUSICA |
Josè Nieto |
MONTAGGIO |
Teresa Font |
INTERPRETI |
Pilar Lopez De Ayala, Daniele Liotti, Manuela Arcuri, Giuliano Gemma |
PRODUZIONE |
Production Group, Enrique Cerezo, Productiones Cinematograficas S. A., Take 2000, Eurimages, Pedro Costa Productiones Cinematograficas S. A., Sogepaq |
DURATA |
123’ |
ORIGINE |
Italia-Portogallo-Spagna, 2001 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Cinema /Storia |
Il 22 agosto 1496 l’infanta Giovanna, figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, va in sposa a Filippo, figlio dell’Imperatore Massimiliano d’Austria. Nonostante non si fossero mai visti prima, i due si innamorano istantaneamente. I tradimenti di Filippo sconvolgeranno, però, l’equilibrio mentale di Giovanna portandola alla follia.
Il film trasforma il personaggio storico di Giovanna di Spagna in un’eroina romantica antelitteram. La passionalità assoluta con cui si lascia travolgere dall’amore per un uomo indegno appartiene, infatti, ad una sensibilità che avrebbe trovato una sua cornice più adeguata nell’Ottocento. Il Cinquecento in cui si inserisce la vicenda trova certamente maggior corrispondenza negli intrighi di corte con cui politici e principi cercano di impossessarsi del potere. E’ proprio da questa plumbea atmosfera di depravazione e inganno che viene schiacciata la fragile e sensuale Giovanna. Il film finisce così per diventare un cupo e tragico apologo sull’inconciliabilità tra potere e felicità.
Tipico esempio di film storico adattato a trasformarsi in una specie di soap-opera, nella quale la dimensione melodrammatico-sentimentale predomina sulla veridicità storiografica fino ad imporsi come il registro attorno cui ruota una pellicola grandiosa nella confezione scenografica e ambientale, ma di evidente destinazione televisiva nella piattezza stilistica e nella selezione degli attori. La magniloquenza visiva (all’insegna di una patina kolossal che vuole evidenziare la ricchezza economica di una coproduzione europea) rimane fine a se stessa, puro sfoggio di mezzi, e non riesce a ravvivare una vicenda che scorre secondo in canoni di una risaputa prevedibilità.
Si salva la buona interpretazione della giovane Lopez De Ayala, nei panni di Giovanna, e alcune sequenze all’insegna di una torbida ed esasperata sessualità (non a caso il regista Aranda è noto per la sua predisposizione nei confronti di temi erotici).
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia a ) L’Europa della prima metà del Cinquecento
b) La regina Giovanna
c) Il regno di Spagna