L’uomo di marmo

TITOLO ORIGINALE

Czlowiek z marmuru

REGIA

Andrzej Wajda

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Aleksander Scibor-Rylski

FOTOGRAFIA

Edward Klosinski

MUSICA

Andrzej Korzynski

MONTAGGIO

Halina Pugarowa

INTERPRETI

Jerzy Radziwilowicz, Krystyna Janda

PRODUZIONE

Zespoly Filmowe, Zespol X (Varsavia)

DURATA

160’

ORIGINE

Polonia, 1976

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Comunismo, stalinismo, socialismo reale

Novecento/Cinema e storia

 

TRAMA

Polonia, anni Settanta. La studentessa Agnieszka intende presentare per il suo diploma di regia un film su Mateusz Birkut, eroe del lavoro negli anni Cinquanta. La giovane regista vuole ritrovare Birkut e soprattutto intende capire le ragioni per cui il muratore stakanovista che fu un famoso muratore modello nella costruzione della città di Nowa Huta sia poi caduto in disgrazia facendo perdere le proprie tracce. Tra filmati d’epoca, testimonianze di persone che lo conobbero e il crescente fastidio dei responsabili televisivi che non vogliono che venga dissepolta questa lontana storia, Agnieszka riesce a ricostruire le tappe della tormentata esistenza di Birkut e alla fine a rintracciare suo figlio Maciek.

 

TRACCIA TEMATICA

Girato negli anni Settanta, quando il controllo censorio sulla cinematografia polacca da parte delle autorità era ancora molto forte, L’uomo di marmo dovette subire alcuni tagli che verranno poi inseriti nel seguito L’uomo di ferro, realizzato dopo i moti antigovernativi di Danzica, quando in Polonia si aprirono inediti spazi di libertà.

Il film di Wajda costituisce una rievocazione degli anni Cinquanta in chiave di denuncia dello stalinismo allora imperante, che aveva imposto una pesante cappa repressiva e poliziesca, così da schiacciare ogni voce di dissenso e autonomia. Birkut è prima vittima dell’ideologia di matrice sovietica dello Stakanovismo (esaltazione della capacità dell’operaio di sottoporsi a sfiancanti ritmi di lavoro per diventare modello da imitare), poi delle grandi epurazioni che si abbattono sulla società polacca e che prima di lui colpiscono il suo amico Witek.

A vent’anni di distanza il clima politico è cambiato, il regime comunista si è fatto più tollerante e permissivo, ma la burocrazia statale guarda con diffidenza la riesumazione da parte di Agnieszka di un passato ingombrante (gli orrori dello stalinismo), mai veramente affrontato e rielaborato, sostanzialmente rimosso, se non nascosto (pensiamo alle monumentali statue che riproducono in enfatiche pose Birkut ammassate in un ripostiglio di un museo). La giovane regista rappresenta la volontà delle nuove generazioni di confrontarsi con la storia recente del proprio paese per indagarne senza reticenze i lati più oscuri e ricostruire una memoria collettiva e una coscienza politica indispensabili per contrastare un potere che rimane autoritario e illiberale. Siamo nel 1976 la rivolta operaia di Danzica guidata dal sindacato Solidarnosc è dietro l’angolo.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Wajda ha realizzato con L’uomo di marmo un film politico di grande forza e impatto, un ottimo esempio di come il Cinema possa contribuire ad esprimere la coscienza civile e democratica di una società più di qualunque altro mezzo (e questo in particolare in una realtà come quella polacca dell’epoca, ancora impedita a manifestare una reale opposizione al regime).

Attraverso uno stile narrativo aggressivo ed energico (in sintonia con la quasi nevrosi della giovane protagonista), che fa della contaminazione fra realtà e finzione (i documentari autentici si intrecciano con la ricostruzione cinematografica spesso fondendosi con essa in modo indistinguibile. In questo senso si può dire che il film anticipi il lavoro di Stone in JFK) la cifra espressiva dominante e un’invenzione di grande suggestione, una musica incalzante e il montaggio nervoso che conferisce un ritmo fremente, la pellicola coinvolge lo spettatore, preso in un trascinante gioco di rimbalzo passato-presente.

Di notevole impatto le sequenze che riprendono Birkut impegnato nelle sue performance stakanoviste e di grande densità emotiva la fase della sua caduta in disgrazia, mentre l’immagine finale in rapido carrello a retrocedere (l’inarrestabile forza della verità) di Agnieszka che con Maciek, sosia del padre, torna trionfante negli studi televisivi, consegnando alla Polonia il simbolo vivente della memoria ritrovata, non si dimentica facilmente.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                    A) La Polonia dallo stalinismo a Solidarnosc.

B) La Polonia dopo il crollo del comunismo.

C) Lo stakanovismo