Vittime di guerra

TITOLO ORIGINALE

Casualties of War

REGIA

Brian De Palma

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di Daniel Lang

SCENEGGIATURA

David Rabe

FOTOGRAFIA

Stephen H. Burum (colore)

MUSICA

Ennio Morricone

MONTAGGIO

Bill Pankow

INTERPRETI

Michael Fox, Sean Penn, Don Harvey, John Leguizamo, John C. Reilly

PRODUZIONE

Art Linson e Fred Caruso per Columbia Pictures

DURATA

108'

ORIGINE

USA, 1989

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Guerra del Vietnam

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Vietnam, 1966. Il soldato Eriksson fa parte di una pattuglia di cinque uomini guidata dal sergente Meserve. Nel corso di una ricognizione Meserve decide di rapire una giovane vietnamita e di trascinarla con i suoi uomini nella giungla. Giunti ad una capanna sperduta, tutti i componenti la pattuglia, ad eccezione di un indignato Eriksson, partecipano allo stupro della ragazza. Quando iniziano i combattimenti, Meserve ordina che la giovane vietnamita sia uccisa e, nonostante l'opposizione di Eriksson, l'ordine viene eseguito. Tornati al campo Meserve e gli altri soldati del gruppo tentano di intimorire Eriksson, ma questo è deciso ad andare sino in fondo nel denunciare l'omicidio commesso dai suoi commilitoni.

 

TRACCIA TEMATICA

Vittime di guerra è certamente un film sul Vietnam, ma anche e soprattutto una riflessione sugli orrori che ogni guerra porta con sé e su come questi possano ricadere su degli innocenti. Nella vicenda (si tratta di una storia vera, denunciata in un famoso articolo del giornalista Daniel Lang sul New Yorker del 1969) si contrappongono due mentalità: da una parte il sergente Meserve (e, da lui trascinati, i suoi uomini) che, pur nella sua evidente psicopatologia, esprime un'idea piuttosto diffusa della tradizione militarista e cioè che sullo sfondo della brutalità della guerra ogni codice morale sia sospeso e che uno stupro diventi legittimo in base ad una primitiva concessione dei diritti del guerriero sulla sua preda, dall'altra Eriksson (volto pulito e ingenuo dell'America democratica) che ritiene che, proprio perché compiuto da soldati, il cui comportamento verso la popolazione civile dovrebbe essere irreprensibile ed esemplare, il barbaro gesto dei suoi compagni sia ancor più grave che se commesso da persone qualunque.

In altre parole, De Palma mette a confronto l'America candida e perbene che pensava che l'intervento americano in Vietnam fosse giustificato come difesa di ideali di giustizia e libertà con quella che si rivelò la reale natura aggressiva ed imperialista di quella guerra, con l'inevitabile corollario di sadismo folle e criminale alla Meserve e di cinismo degli alti comandi.

Nel volto sofferto di Eriksson sul metrò si stampa tutta la difficoltà a rimuovere un trauma continuamente affiorante (nonostante gli inviti a dimenticare) e che ha segnato per l'opinione pubblica americana la fine dell'innocenza (significativo alle spalle di Eriksson il titolo di giornale sullo scandalo Watergate che portò alle dimissioni del presidente Nixon).

 

VALUTAZIONE CRITICA

De Palma costruisce un film che ha l'andamento di un thriller (ed anche di un horror: in fondo Meserve e Clark hanno i tratti di una mostruosità non-umana), accumulando il massimo di tensione possibile e trascinando lo spettatore sul piano emotivo. Il suo stile è aggressivo e stringente, la progressione narrativa e la scansione dei colpi di scena perfettamente calcolata e accuratamente ansiogena, la macchina da presa sta a ridosso dei personaggi (la maggior parte delle inquadrature sono ravvicinate e questo per un film bellico è piuttosto insolito) per costringerli dentro un'angustia spaziale che diventa simbolo della situazione di forte costrizione psicologica cui sono obbligati.

Se il regista voleva comunicarci l'equazione Vietnam=Inferno, c'è pienamente riuscito (sin dalla spasmodica sequenza iniziale dove sotto i piedi dei soldati si aprono le viscere di un pauroso mondo sotterraneo nel quale si sempre sul punto di sprofondare) conferendo al racconto le tonalità visionarie dell'incubo (il brutto sogno di Eriksson in metrò) e comunicando un senso di inquietudine e turbamento che nemmeno il consolatorio finale (la condanna dei responsabili) riesce a dissolvere del tutto (nel volto duro di Meserve che pronuncia parole che non udiamo all'orecchio di Eriksson alla fine del processo c'è il senso di una minaccia che continuerà ad aleggiare sul sonno e la memoria del giovane protagonista).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia             A) La Guerra del Vietnam.

                       B) Il caso Watergate.