C'eravamo tanti amati

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Ettore Scola

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Age e Scarpelli, Ettore Scola

FOTOGRAFIA

Claudio Cirillo (bianconero-colori)

MUSICA

Armando Trovajoli

MONTAGGIO

Raimondo Crociani

INTERPRETI

Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores, Stefania Sandrelli, Giovanna Ralli, Aldo Fabrizi

PRODUZIONE

Pio Angeletti, Adriano De Micheli per Dean Cinematografica Delta

DURATA

125'

ORIGINE

Italia, 1974

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Momenti di un secolo italiano

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Trent'anni di storia italiana dal 1945 agli anni settanta rivissuti attraverso le vicende dei tre amici Gianni, Antonio e Nicola. Gianni, laureatosi a Milano, si trasferisce a Roma dove ruba ad Antonio la fidanzata Luciana, che poi lascia per sposare Elide, figlia di un ricco palazzinaro che lo associa alla propria impresa. Antonio finisce per sposare Luciana, rimanendo fedele ai propri ideali politici e diventando militante della sinistra, mentre Nicola, intellettuale inquieto e tormentato, ha una vita stentata, approdando ad una dolente disillusione. Quando, dopo tanti anni si ritrovano, Gianni non ha il coraggio di dire agli amici che è diventato ricco.

 

TRACCIA TEMATICA

C'eravamo tanto amati è un bilancio piuttosto amaro e sconsolato di trent'anni di storia italiana rivissuti attraverso i percorsi esistenziali di tre amici, che rappresentano, seppur in modo parziale, la generazione che è stata giovane durante la seconda guerra mondiale e ha partecipato alla Resistenza, condividendone gli ideali di progresso civile e rinnovamento sociale.

La speranza era quella di costruire una nuova Italia e cambiare il mondo (come dice malinconicamente un incanutito Nicola : Volevamo cambiare il mondo e, invece, il mondo ha cambiato noi), ma i tre protagonisti si sono persi percorrendo strade diverse: Gianni simboleggia i tanti che si sono fatti lusingare dal richiamo del denaro e del successo, Antonio coloro che pur senza tradire la propria identità politica sono stati risucchiati dalle preoccupazioni della famiglia e del quotidiano, Nicola la figura dell'intellettuale velleitario e ribelle sfiancato dalle tante delusioni. Una tipologia certamente parziale, ma significativa e a suo modo emblematica di numerosi fallimenti individuali di chi nell'Italia del dopoguerra si era nutrito di ben altre aspettative.

Ma C'eravamo tanto amati è anche un omaggio-rievocazione di alcuni momenti del Cinema italiano di quegli anni: il neorealismo (la citazione di Ladri di biciclette di De Sica, cui è dedicato il film), le problematiche esistenziali di Antonioni (Elide ricorda il personaggio di Monica Vitti nell'Eclisse), la famosa sequenza della fontana di Trevi in La dolce vita di Fellini (Antonio incrocia sull'ambulanza le riprese del film).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Scola agisce sulla struttura cronologica del film, non solo attraverso l'uso del flash-back, in quegli anni ormai normale, ma ricorrendo a manipolazioni della progressione narrativa piuttosto inedite e spiazzanti (pensiamo all'immagine di Gianni che si blocca in aria durante il tuffo), sull'istanza narrativa (Nicola è un narratore diegetico consapevole di raccontare una storia che può gestire a piacimento: in interpellazione si rivolge al pubblico dicendo Alla fine del tuffo questa storia finirà, è una storia che comincia trent'anni fa'), sulla fotografia per l'innovativa (per l'epoca) dialettica bianconero-colore, per cui le immagini degli anni lontani della giovinezza sono in bianconero (che è poi il tipo di fotografia dominante nel Cinema italiano di quegli anni), mentre quelle degli anni successivi sono a colori (lo spartiacque narrativo è lo scioglimento del gruppo dei tre amici), in un originale ribaltamento del senso comune che priva del colore proprio la parte più evocativa e nostalgica del film.

Scola conferma, così, la propria spiccata tendenza alla sperimentazione linguistica, inserendola, però, nell'alveo della solida tradizione della commedia all'italiana (bravi attori, solide sceneggiature, molteplicità di registri narrativi) di cui riprende la tendenza a ricercare nel microcosmo privato precise linee di tendenza e sviluppo della società. Non c'è, però, nel regista quella propensione al moralismo fustigatore e al superficiale macchiettismo tipico di questo genere e questo perché egli, in fondo, ama i suoi personaggi (nei quali si rispecchia, forse, anche un po' di se stesso) e guarda ad essi con affetto e comprensione, pur nella consapevolezza dei loro limiti e difetti.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia         Storia d'Italia dal 1945 al 1974.