Odio implacabile
TITOLO ORIGINALE |
Crossfire |
REGIA |
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SOGGETTO |
Dal romanzo The Brick Foxhole di Richard Brooks |
SCENEGGIATURA |
John Paxton |
FOTOGRAFIA |
J. Roy Hunt (bianconero) |
MUSICA |
Roy Webb |
MONTAGGIO |
Harry Gerstad |
INTERPRETI |
Robert Mitchum, Robert Ryan, Robert Young |
PRODUZIONE |
Adrian Scott per la RKO Radio Pictures |
DURATA |
85’ |
ORIGINE |
USA, 1947 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Biennio-Triennio |
PERCORSI |
Dopo l’Olocausto Antisemitismo/Razzismo, intolleranza, immigrazione, società multietnica/Uomo e Società
Dopoguerra amaro Novecento/Cinema e Storia |
TRAMA
San Francisco, 1945. Un ebreo, Samuels, viene ucciso e i sospetti della polizia ricadono sul soldato Mitchell, che si era recato nell’abitazione della vittima insieme a dei commilitoni. Fra quest’ultimi c’è il soldato Montgomery, fanaticamente antisemita: è lui il responsabile dell’omicidio.
TRACCIA TEMATICA
Odio implacabile è un vibrante atto d’accusa contro il razzismo all’indomani della conclusione della Seconda Guerra Mondiale e della sconfitta del nazismo responsabile della tragedia dell’ Olocausto. Il film si occupa di un caso di antisemitismo (atteggiamento all’epoca assai diffuso negli Stati Uniti), ma la riflessione che impone riguarda il fenomeno dell’ostilità nei confronti della diversità in ogni sua forma (nel romanzo di Brooks da cui il film è tratto la vittima, anziché un ebreo, è un omosessuale). Fondamentale, per comprendere l’assunto centrale della pellicola, il discorso che l’ispettore Finlay fa al timido soldato che viene dalla compagna: una chiara ed efficace esposizione della radice psicologica del razzismo (la gente ha paura di ciò che non conosce e reagisce con paura e astio).
Sullo sfondo si profila il dramma del reducismo, cioè delle difficoltà di reinserimento (o semplicemente di ritorno alla normalità) di molti soldati americani tornati dal fronte di guerra. Disorientamento, senso d’inutilità, carenza affettiva, demotivazione, fragilità nervosa sono alcuni dei sintomi di una vera e propria patologia, che nel film trova il personaggio-simbolo nell’infelice soldato Mitchell e nello sventurato Samuels un interprete in grado di analizzarla (la mancanza di motivazioni forti dopo il venir meno dell’impegno bellico).
VALUTAZIONE CRITICA
Odio implacabile rappresenta uno degli esemplari più significativi del Cinema realista americano a sfondo sociale del secondo dopoguerra (nel quale alcuni, non senza forzature, videro una specie di versione oltreoceano del neorealismo italiano). Tra le caratteristiche di questa importante stagione cinematografica, che venne stroncata di lì a poco dal nascente maccartismo (il regista Dmytrik finirà sotto processo di fronte alla Commissione per le Attività Antiamericane e sarà costretto a lasciare gli Stati Uniti), troviamo la ricerca di scenari e ambienti legati al vissuto quotidiano, meglio se piuttosto disadorni e spogli, se non apertamente squallidi (pensiamo all’appartamento della prostituta Ginny o a quello dove si rifugia Floyd), e l’attenzione per tematiche che riflettessero forme di disagio e malessere sociale.L’altro riferimento stilistico è quello al genere thriller-noir anni quaranta, incentrato su un’illuminazione che tende (in parziale contraddizione con l’assunto realista del film) a creare effetti chiaroscurali contrastati di scuola espressionista, funzionali a comunicare il senso di angoscia ed oppressione che aleggia sulla vicenda e segna indelebilmente le atmosfere notturne del film, che in alcune sequenze e situazioni assumono addirittura risonanze oniriche e vagamente surreali (pensiamo alle soggettive di Mitchell che vaga stravolto per le vie della città e al suo incontro nell’abitazione di Ginny con l’ambigua e inquietante figura del suo sedicente marito).
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia A) L’antisemitismo e lo sterminio degli ebrei nel Terzo Reich.B) Gli Stati Uniti e il problema del reducismo dopo la Seconda Guerra Mondiale.